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Il picco influenzale registrato a partire dai primi giorni del nuovo anno, ha contato e conta ancora numerosi casi. Accanto ai numerosi soggetti colpiti, aumenta la casistica relativa alle vittime: il virus H1N1 è stato il principale fautore delle morti in tutta Italia.
Purtroppo, l’ondata di maltempo, alternata a venti caldi e a difese immunitarie basse, sono il mix perfetto per contrarre questo virus killer, che espleta la sua massima capacità virulenta con picchi febbrili oltre 39 gradi e sintomi gastrointestinali.
Come fare dunque per proteggersi al meglio? Mangiare i giusti alimenti ci aiuta non solo a evitare di contrarre sindromi influenzali e contagi, ma collabora a debellare la virulenza se il virus ha colpito. Quali sono i cibi da evitare e quali da consumare? La salute inizia da una buona alimentazione, che ci possa aiutare a rafforzare il sistema immunitario per contrastare i malanni invernali. Un corretto apporto di vitamine e sali minerali permette di superare i sintomi in maniera più rapida, a partire dalla febbre, fino alla congestione nasale e ai dolori alle ossa.
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Nell’attesa che l’Epifania tutte le feste si porti via, ci assale il dubbio amletico sul come “disintossicarci” da tutto quello che abbiamo mangiato. Tisane? Infusi? Centrifugati? Estratti? O, magari, una bacchetta magica?
Di sicuro gli infusi e le tisane, se non particolarmente fruttati hanno un alto valore disintossicante, ma un potere poco saziante. Allora, centrifuga o estrattore?
Una centrifuga usa lame circolari che tagliano i vegetali in piccoli pezzi e che, grazie a una rotazione molto rapida (migliaia di giri al minuto, contro le decine di un estrattore a freddo), generano una forza centrifuga. I pezzi vengono setacciati in modo fine, tanto da far passare solo il succo trattenendo la polpa fibrosa. Un estrattore a freddo fa essenzialmente una spremuta, semplicemente con una pressione assai maggiore di uno spremiagrumi e un setaccio molto più fine.
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Questo alimento si caratterizza per un elevato potere energetico, va consumato in sostituzione e mai in aggiunta ad altre fonti lipidiche
Quasi tutta la frutta fresca si può essiccare, l’immaginario comune identifica in questa categoria soltanto gli alimenti più ricchi di grassi, come le nocciole, i pinoli, le arachidi, le mandorle, i pistacchi e le noci. Oltre a condividere la ricchezza in lipidi, questo tipo di frutta secca si caratterizza per un discreto contenuto proteico, vitaminico e minerali, ma con un elevato potere energetico. La disidratazione dei cibi permette infatti di concentrarne le sostanze nutritive, ottenendo, a parità di peso, un prodotto particolarmente ricco di nutrienti. La frutta secca piace e fa bene. Mangiare frutta secca e semi oleosi è un consiglio presente ormai in quasi tutte le diete, quasi diventata una moda! Ma la prudenza non è mai troppa, visto l’alto contenuto calorico di questo alimento. Tuttavia, i benefici sono innegabili perché mangiare frutta secca dona energia, riduce il rischio di morte per tumore o malattie cardiache ed è utile nella dieta per chi soffre di colesterolo alto o ipertensione, grazie alla presenza degli acidi grassi Omega-3 e Omega-6, oltre alla vitamina E.
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Sta per aprirsi una vera maratona a tavola tra antipasti, primi, secondi, dolci e alcolici che mettono alla prova il nostro fisico
Il Natale porta con sé almeno 5 o 6 giornate “speciali” con una stima calorica tra le 3000 e le 6000 calorie. Si inizia col cenone della Vigilia, poi il pranzo di Natale e quello di Santo Stefano. A distanza di pochi giorni, il veglione di fine anno e il pranzo ben augurante del primo gennaio. Il 6 gennaio arriva l’Epifania e tutte le feste si porta via… Le feste possono quindi tradursi in 2 o 3 chili in più. Come salvaguardare, allora, tradizione e linea?
Mangiando consapevolmente. E’ giusto vivere appieno il periodo natalizio; del resto non sarebbe Natale senza il gusto della buona tavola, ma bisogna dare il giusto peso alle quantità e alla qualità.
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Utilizzato in molte bevande gassate e nella cosmesi, è studiato come possibile fattore scatenante del tumore al colon. Ecco cosa dicono i ricercatori francesi
L’additivo alimentare “biossido di titanio” è davvero cancerogeno? E’ stata più volte denunciata, infatti, la presenza di titanio in molte bevande gassate in commercio, collegandola a un potenziale rischio di tumore del colon. Ma quali sono i reali rischi? In attesa di dati certi, scientifici e soprattutto dimostrabili, cerchiamo di fare chiarezza e capire come evitarlo.
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In giapponese significa saporito ed è il quinto gusto che la lingua percepisce: tutto merito del glutammato del quale i cibi italiani sono ricchi
Le nostre papille gustative sono in grado di percepire il gusto del cibo attraverso degli appositi recettori posizionati in aree ben distinte all’interno della lingua e che suggeriscono al nostro cervello se si tratta di un alimento dolce, salato, amaro o aspro. Questi sono i quattro gusti fondamentali che l’essere umano può riconoscere, tutte le altre sensazioni come piccante, metallico, allappante sono solamente delle combinazioni dei quattro gusti essenziali. Grazie a studi scientifici più approfonditi è stato scoperto che la nostra lingua è sensibile anche a un altro gusto fondamentale: l’Umami; questo termine così particolare è dovuto alla parola giapponese che sta a indicare “saporito”.
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Il celebre condimento di pietanze e di brodi vegetali è al vaglio dei ricercatori: può essere una possibile fonte di patologie?
Andando a fare la spesa vi sarete accorti che su alcune scatole di dadi per cucina c’è scritto a caratteri più o meno cubitali «senza glutammato monosodico aggiunto», mentre su altre scatole di dadi c’è scritto «a base di glutammato monosodico». Ma cos’è il glutammato monosodico e soprattutto, visto che c’è questa distinzione, ha qualche controindicazione per la salute?