trapianto fecale

L’efficacia della nuova tecnica: è il trasferimento di “materia” e del suo microbioma associato, da una persona in buona salute a un destinatario

L’intestino umano, anche definito il secondo cervello, è sede di continue modifiche che incidono, positivamente e non su tutto l’organismo! L’intestino umano contiene almeno 1014 batteri, con le centinaia a migliaia di specie differenti, che esistono in accordo con il loro host. Il ruolo di questa flora intestinale o il microbiota nel mantenimento della salubrità di una persona si sta sempre più apprezzando. Numerosi sono i lavori scientifici che dimostrano la relazione di una sana flora batterica con diverse patologie intestinali e non. La composizione del microbiota può significativamente subire modifiche, mediante l’uso degli antibiotici e nel corso di determinate malattie, causando gli squilibri o “il dysbiosis” microbico. Oggi, una soluzione, a quelle forme di disbiosi severa, Morbo di Crohn e colite ulcerosa che segnano negativamente la quotidianità di un soggetto è il trapianto fecale di microbiota (FMT), Fecal Microbiota Transplantation.

In cosa consiste? È il trasferimento della materia fecale e del suo microbioma associato, da una persona in buona salute in un destinatario, correggendo il dysbiosis e ripristinando il bilanciamento di tutta la flora batterica, promuovendo un buon funzionamento metabolico e non solo.

La FMT non è un nuovo concetto. Basti pensare che il primo a citarlo, per la prima volta in letteratura, durante il IV secolo fu il filosofo taoista, alchimista, scrittore cinese Ge Hong (283-243), che descriveva l’uso della sospensione fecale per via orale per il trattamento di diarrea severa o di intossicazione alimentare. L’interesse crescente verso la FMT durante gli ultimi decenni è stato prevalentemente per l’infezione del clostridiium difficile e per la ricerca delle migliori opzioni del trattamento per quelli che soffrono dall’infezione severa o refrattaria. L’infezione difficile del clostridio è la causa principale di diarrea e può causare la morbosità significativa e perfino essere pericolosa, con il Centro di Controllo delle Malattie e la Prevenzione (CDC) che attribuisce al Clostridio difficile 14mila morti ogni anno.

Com’è eseguito la FMT? Se una persona ha avuto episodi ricorrenti dell’infezione da clostridium difficile malgrado il trattamento con gli antibiotici, può essere adatto all’FMT. Un donatore fecale per la procedura è identificato con attenzione e schermato per i rischi contagiosi, tanto come un donatore di sangue. Una sospensione fecale è preparata e può essere consegnata al destinatario o attraverso il tratto gastrointestinale superiore, dal tubo di nasoduodenale o nasogastrico oppure attraverso il tratto gastrointestinale più basso dalla colonoscopia o dal clistere.

Entrambi gli itinerari sono efficaci, comunque c’è un certo suggerimento nella letteratura medica che passare dal tratto gastrointestinale più basso, risulta essere più efficace. L’FMT sembrerebbe essere sicuro, senza effetti collaterali o complicazioni importanti attribuibili alla procedura. C’è ancora preoccupazione circa il potenziale della trasmissione degli agenti infettanti attraverso le feci, sebbene questo rischio possa essere diminuito tramite selezione adeguata del donatore. Data l’associazione del microbioma intestinale con parecchi termini compresa la malattia autoimmune e l’obesità, resta una preoccupazione: che il trasferimento della materia fecale possa involontariamente anche trasferire la tendenza verso tali disordini al destinatario.

Gli studi di approfondimento a lungo termine sono necessari per studiare questo rischio potenziale. Le società di Biotech stanno studiando la creazione e l’utilizzo “delle feci artificiali” con le colonie batteriche sviluppate in un laboratorio per sostituire l’FMT. Ciò fornirebbe un prodotto più sicuro e standardizzato rispetto all’uso delle feci umane ed è probabilmente il futuro. Tuttavia, fino a mettere a punto questa tecnologia, la FMT risulta il trattamento più efficace disponibile per l’infezione del clostridium difficile ricorrente.

Pubblicato su Neifatti.it

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