L’effetto edonistico del cibo è una delle caratteristiche principali del piacere verso ciò che si mangia: si tratta dell’effetto finale di sazietà ancor prima di aver mangiato.

Il piacere non è pura irrazionalità ma può essere studiato e compreso fino a farlo diventare una scienza, mettendo assieme il cibo ed il piacere da esso evocati.

Gli stessi cuochi e artigiani del gusto riescono a combinare scienza e arte. Il primo a parlare di cibo e piacere è stato il grande Sigmund Freud, ma i chimici, i neurologi i dietologi e tanti altri ricercatori si sono occupati di capire quali sono i meccanismi molecolari alla base delle nostre azioni e reazioni nei confronti del cibo.

Gli alimenti sono costituiti da elementi e questi interferiscono in maniera positiva o negativa sul nostro patrimonio genetico: tale approccio costituisce l’epigenetica.

Il piacere evocato dal cibo è simile a quello associata ad altri premi di ordine sociale, ma anche una tavola particolarmente apparecchiata ed arricchita di colori, che sposano quanto andremo a mangiare, stimola il nostro cervello cedendo il posto al desiderio di mangiare.

La gastronomia si avvale di fondamenta molecolari per poter descrivere ed ottenere processi che coinvolgono il nostro cervello. Dei cinque sensi non è il gusto quello principale nella ricerca del Buon cibo ma la vista, oltre che l’olfatto.

Vedo, mi piace e quindi mangio!

Prima di portare l’alimento alla bocca, lo guardiamo e quella visione deve ispirarsi fiducia. Poi lo annusiamo.  Qui l’olfatto, attraverso la via nasale e retronasale, comincerà a determinare il sapore di quel cibo. Dopo il cake design, l’arte culinaria del decorare dolci tramite pasta di zucchero e glassa, il mondo dell’arte culinaria e dell’edonismo legato al cibo diventa visualfood. Con il visualfood si è fatto un passo in avanti e sono stati coinvolti tutti gli alimenti in questo processo.

Rita Loccisano, fondatrice nel 2011 del visualfood, ha raccolto i principi di questa disciplina culinaria e dalla sua scuola sono poi venuti fuori diversi visualfoodist.

Fino a poco tempo fa, eravamo abituati a valutare un cibo soltanto sulla base del gusto, del suo odore e della sua consistenza, mentre il senso della vista in ambito culinario era sempre considerato un elemento secondario. In fondo se un piatto è buono per quale motivo non può essere anche bello? E’ opinione condivisa che l’alimentazione oggi contribuisca allo stare bene, ma l’effetto edonistico della visione del cibo, il piacere che esso procura in chi lo guarda e quanto questo si presenta artisticamente bello, invita il cervello allo stimolo della fame.

Prepariamo, quindi, cibi sani, belli da vedere, impiattati con gusto e su di una bella tavola imbandita con fantasia e tanto amore.

Pubblicato su Il Mediano

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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Dottoressa Teresa ESPOSITO

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