Al tempo in cui un virus importante ci costringe a limitare le nostre uscite, il lavoro, la nostra vita in comunità con gli altri, i contatti umani, guardiamo a ciò che possiamo migliorare nel nostro quotidiano.

Forse è il momento buono per “vivere”, di più e meglio i nostri figli ed insegnare loro i principi di una sana alimentazione.

Ci avete mai pensato?…

Il tempo a nostra disposizione ci viene incontro e così, i buoni consigli e le sane indicazioni per stare lontani dai “cibi spazzatura” che, nel quotidiano, siamo costretti spesso ad “urlare”, tra un “rientro” da scuola ed un “buona sera” post giornata lavorativa, adesso possono essere elargiti e, magari anche discussi, serenamente, con la possibilità di un maggiore ascolto da parte dei nostri piccoli interlocutori.

Ancora oggi – e forse più che mai oggi – le difficoltà che nella nostra società si riscontrano rispetto alla corretta alimentazione, dovrebbero farci comprendere che ancora tanto abbiamo da imparare ed insegnare.

E’ recentissimo l’articolo su Nature Medicine (2020) che ha per titolo:“Joint international consensus statement for ending stigma of obesity” – letteralmente tradotto: “dichiarazione di consenso internazionale congiunta per porre fine allo stigma dell’obesità”-.

Le persone con obesità affrontano comunemente una forma pervasiva e resistente di stigma sociale. Sono spesso soggetti a discriminazione sul posto di lavoro, nonché in ambito educativo e sanitario. La ricerca indica che questa “impronta”, questo segno che ci si porta dietro, può causare danni fisici e psicologici e che le persone colpite hanno meno probabilità di ricevere cure adeguate.

Danneggia la salute, mina i diritti umani e sociali ed è inaccettabile nelle società moderne.

Noi genitori, siamo i primi responsabili dell’educazione dei nostri figli, compresa quella alimentare.

Il “vecchio” pezzo di pane ed olio come merenda, oppure una fetta di torta
di mele fatta in casa, oggi, non devono rappresentare una “scelta”, ma
quasi un obbligo vero, per risolvere una problematica di non piccola
importanza.

Per informare gli operatori sanitari, i responsabili delle politiche e l’opinione pubblica su questo problema, un gruppo multidisciplinare di esperti internazionali, tra cui rappresentanti di organizzazioni scientifiche, ha esaminato le prove disponibili sulle cause e i danni del peso ed sviluppato una dichiarazione con raccomandazioni per cercare di eradicare il problema del peso corporeo non fisiologico.

Le istituzioni accademiche, le organizzazioni professionali, i media, le autorità di sanità pubblica e i governi dovrebbero incoraggiare l’educazione sul peso per facilitare una nuova narrazione pubblica sull’obesità, coerente con le moderne conoscenze scientifiche.

I bambini con sovrappeso e obesità, sono spesso soggetti a prese in giro basate sul peso e vittime di deplorevoli atti di bullismo a scuola.

Rispetto agli studenti “normopeso”, gli adolescenti in sovrappeso o obesità hanno una probabilità significativamente maggiore di sperimentare l’isolamento sociale e sono a maggior rischio di vittimizzazione relazionale, verbale, informatica e fisica.

Sono altresì più sensibili allo sviluppo di disturbi della salute mentale, in particolare ansia e depressione, oltre all’obesità, al diabete di tipo 2 e alle malattie cardiovascolari nella vita successiva.

Lo stigma del peso, piuttosto che l’obesità stessa, può essere particolarmente dannoso per la salute mentale ed è associato a sintomi depressivi, livelli di ansia più elevati, minore autostima, isolamento sociale, stress percepito, consumo di sostanze stupefacenti.

In un mio precedente articolo, ho evidenziato i comportamenti alimentari non salutari e di controllo del peso, come il binge eating , l’ortoressia, la vigoressia e l’eccesso di cibo emotivo.

In questi giorni di “forzato rallentamento” delle nostre attività quotidiane, di allontanamento dalla nostra frenetica routine, quindi, approfittiamo per parlare con i nostri figli; cerchiamo di ritrovare maggiore serenità e, grazie a questa, ampliare, migliorare la conoscenza ed educazione alimentare e, in generale, l’educazione rivolta alle sane abitudini.

Più cibi sani, meno sedentarietà e perché no?… La serata pub o serata pizza, la possiamo tranquillamente anche fare in casa, aspettando che tutto rientri alla “normalità”.

Intanto, abbiamo insegnato a fare un plum-cake oppure una crostata, a far lievitare l’impasto per una pizza o a pelare e poi tagliare le patate, quelle “vere”, non le confezionate surgelate, per farle occasionalmente anche fritte.

E a noi stessi? …Cosa abbiamo insegnato? A dedicarci ai nostri figli e “rallentare” i nostri ritmi, per un VIVERE PIU SANO.
Talvolta esistono situazioni che, in un momento determinato della vita, ci mettono con le ​spalle al muro, generandoci profonda tristezza o rabbia e in alcuni casi facendoci anche mettere in discussione il senso della vita stessa. Tuttavia, più tardi, considerandole in prospettiva diversa, ci rendiamo conto che quelle situazioni ci hanno rafforzato, ci hanno trasmesso una lezione, trasformandoci in persone migliori o almeno più sensibili. Insomma, non tutti i mali vengono per nuocere.

Pubblicato su Il Mediano

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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Dottoressa Teresa ESPOSITO

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