Una grande percentuale della popolazione presenta sempre più spesso sintomi gastrointestinali dopo un pasto fatto di pane, pasta, pizza o altri prodotti da forno. Questo proietta il paziente, immediatamente, in un mondo para-medico, fatto di “miscredenze” e “sentito dire” che si alterna tra le numerose consulenze, prelievi e acquisti senza giusta causa di prodotti senza glutine, rischiando così, anche una disbiosi intestinale o un colon irritabile, se l’autodiagnosi o la scarsa attenzione paraspecialistica del problema ha fatto diagnosi di celiachia e questa non è corretta.

I disturbi intestinali, post prandiali, come la tensione addominale, il gonfiore, il meteorismo, lo stato di stanchezza e malessere generale, l’evacuazione frequente, o comunque alterata per qualità e quantità, portano il paziente a vivere un proprio stato di “Non benessere” che va poi a ripercuotersi sul campo lavorativo, affettivo e familiare.

Vero è che la patologia di cui più ci si preoccupa è la Celiachia: malattia infiammatoria cronica dell’intestino su base autoimmune, provocata dal glutine in soggetti “geneticamente predisposti”.

La Celiachia è la più frequente patologia infiammatoria che ha TUTTE le caratteristiche per essere definita intolleranza alimentare e colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. In Italia nel 2015 siamo a quota 182.858 pazienti diagnosticati!

La diagnosi è su base clinico- anamnestica, attraverso i racconti del paziente e dei suoi sintomi e attraverso la ricerca di anticorpi specifici nel sangue (anti-endomisio, anti-transglutaminasi) , e la ricerca attraverso una duodeno colonscopia di lesioni della mucosa duodenale.

E se questa ricerca ematica ( non presenza di anticorpi ), o questa indagine strumentale ( duodenocolonscopia) non ci dessero alcun risultato?Bisogna indagare su altro!

È il caso di cominciare a sospettare una intolleranza al lattosio o una sindrome glutine-correlata non celiaca (pseudo-celiachia o “GLUTEN SENSITIVITY ”), dovuta ad un’intolleranza al glutine ma con caratteristiche diverse (nessun danno ai villi intestinali).

Per quello che riguarda quest’ultima, la sintomatologia insorge subito dopo l’ assunzione di glutine, con disturbi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extraintestinali (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, annebbiamento mentale, cefalea, artromialgie, parestesie degli arti, rash cutanei tipo eczema, depressione, anemia, stanchezza cronica).
Come possiamo notare, I sintomi sono molto simili a quelli dell’intolleranza al lattosio, ma nel caso della gluten sensitivity la diagnosi può avvenire solo per esclusione, sottoponendo il paziente ad una dieta con l’eliminazione del glutine per 2 –3 settimane, e i sintomi regrediscono completamente nel giro di pochi giorni.

E se nonostante l’eliminazione del glutine i sintomi persistessero ? Con buone probabilità siamo di fronte ad un’ALLERGIA !

L’allergia ai pollini delle graminacee. La famiglia delle Graminacee è in assoluto la più diffusa nel mondo. Essa comprende più di 8000 specie diverse di piante; tra le forme coltivate (i cereali…) molte rivestono un ruolo di primo piano nell’alimentazione umana ed animale.

Sono una delle principali cause di allergie in tutto il mondo. In Italia il fenomeno prima degli anni ’50 era pressoché inesistente, mentre oggi circa il 40% della popolazione soffre di allergie alle graminacee. Ma perché questa esplosione di allergie? Lia risposta è in quello che mangiamo!

Di graminacee ci cibiamo in abbondanza tutti i giorni! Pane, pasta, pizza e in generale tutti i prodotti da formo. Ma RICORDIAMO, che Il frumento, non è però l’unico cereale facente parte della famiglia delle graminacee. L’ avena, il farro, il kamut, il mais, il miglio, l’orzo, il riso, la segale ed il sorgo, sono comunque GRAMINACEE.

Perché allora dare una dieta SENZA GLUTINE ad un soggetto che ha una ALLERGIA alle GRAMINACEE?

Perché confondere le diagnosi e quindi le terapie, portando il paziente non solo a non avere conoscenza della sua patologia ma non permettendogli uno stato di benessere?

Le allergie si verificano quando il sistema immunitario produce una reazione difensiva esagerata, inappropriata e dannosa contro una sostanza estranea percepita come dannosa, anche se apparentemente innocua per l’organismo. Dopo l’esposizione all’allergene, il sistema immunitario reagisce inducendo un processo flogistico, che si manifesta con i tipici sintomi dell’allergia. L’esposizione prolungata o regolare all’allergene responsabile può causare un’evoluzione della forma allergica in un’infiammazione cronica

Inoltre, chi soffre di allergia alle GRAMINACEE, deve fare anche attenzione a quelle che sono le cross reattività evitando: sedano, kiwi, anguria, pesca, prugna, agrumi, melone, albicocca, ciliegia, pomodoro, bietole, Mandorla ed arachidi. I sintomi per allergia alle GRAMINACEE percepiti dal paziente possono essere:

Disturbi intestinali (gonfiore addominale, meteorismo, stipsi ostinata, sindrome del colon irritabile)
Acne, dermatiti diverse dall’orticaria
Obesità
Cefalee, emicranie, dolori premestruali, dolori articolari
Mal di gola, bronchiti ricorrenti
Disturbi dell’umore (irritabilità, depressione, e simili)
Conclusioni: Solo una giusta diagnosi può portare ad una corretta terapia e successivo benessere del paziente. Ascoltare con attenzione il paziente permette di raggiungere l’80 % dell’intera diagnosi. Il paziente va Si assistito ma prima di tutto ascoltato.

Pubblicato su Il Mediano

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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