frutti di boscoFragoline, mirtili, ribes e lamponi ma anche more. Sono frutti che nascono spontaneamente ai margini dei boschi di montagna e di collina oppure nel sottobosco. Ma la maggior parte vengono coltivati a scopo commerciale, tanto che anche noi possiamo farli crescere nel nostro orto, anche in vaso o in giardino, con gli accorgimenti del caso perché non sempre la loro coltivazione è semplice.
Le more, meglio se di rovo (rosse e nere), che nelle nostre campagne e nei nostri boschi crescono spontaneamente e maturano giusto in questo periodo, sono ricche di vitamina C, vitamina E e acidi organici, 

ma anche di fibra, potassio e manganese e, grazie all’azione antiossidante svolta, utile all’organismo per difendersi dai radicali liberi, fanno bene al cuore e alle arterie, ma vanno mangiate appena colte perché delicate e difficili da conservare.
I lamponi, chiamati “oro rosso”, sono più fortunati delle cugine more, in quanto non li trovate tra rovi spinosi e infestanti bensì tra alti arbusti (che possono raggiungere anche i due metri di altezza) ai margini dei boschi, nelle radure o nelle praterie di montagna. Il frutto, dal sapore dolce-acidulo, viene raccolto a fine estate o a inizio autunno, deve essere colto a piena maturazione e cioè quando il suo colore (generalmente rosso, ma anche giallo o ambrato) si presenta pieno, ma ancora brillante e non opaco, e la sua consistenza elastica e soda. E’ ricco di vitamina C, vitamina A, potassio, calcio, magnesio, fibre e acido folico. È utile contro le infiammazioni articolari grazie alla sua azione diuretica, ha buone virtù toniche ed è consigliato ai diabetici e a chi soffre di reumatismi.
Il mirtillo è una bacca dal sapore acidulo che cresce spontaneamente nelle foreste di montagna; può essere rosso o nero-bluastro. In Italia lo trovate sulle Alpi e sugli Appennini fino a un’altezza di circa 2300 metri e lo potete raccogliere nei mesi di luglio e agosto. Il mirtillo è ricco di virtù: antinfiammatorio, antiossidante, antibatterico, rinfrescante, astringente, tonico e diuretico. Questa piccola bacca è utilissima per rinforzare i capillari delle gambe e del viso ed è ottima per combattere la stanchezza oculare, contiene vitamina A e C, acido citrico e malico, mirtillina, fosforo, calcio e manganese.
Le fragoline di bosco, da sempre considerate una prelibatezza, sono profumatissime e molto diffuse nel nostro territorio. Sono probabilmente le più delicate tra i frutti di bosco: è facile, infatti, che una volta raccolte arrivino a casa appassite e afflosciate, per cui conviene mangiarle strada facendo. Le fragoline di bosco sono ricche di vitamina C, iodio, ferro, calcio e fosforo, sono indicate per combattere le infiammazioni del cavo orale e la loro pianta è ricca di oli essenziali, tannino e flavone. Come erba medicinale la fragolina di bosco può essere impiegata per alleviare i disturbi gastrointestinali.
Il ribes, invece, è un frutto costituito da piccole bacche unite in grappoli di colore rosso, bianco (l’uva spina) e nero. Ha un sapore dolce e acidulo, viene raccolto da maggio a dicembre, ma la maturazione completa si raggiunge a luglio e ad agosto. Nel nostro paese la varietà più diffusa è quella di colore rosso, lo possiamo trovare, anche se raramente, nei boschi freschi di latifoglie o di larici, nei luoghi sassosi, a fianco di vecchi muri a secco e nei prati tra le Alpi e l’Appennino Settentrionale. I ribes contengono zuccheri, vitamine A e C e potassio, utile per mantenere i muscoli scattanti e alleviare i crampi.

L’associazione tra flavonoidi (i polifenoli presenti anche nei frutti di bosco) e morbo di Parkinson ha fatto emergere che il consumo di questi frutti diminuirebbe il rischio di sviluppare tale malattia. Altre ricerche attestano l’importanza dei frutti di bosco per contrastare malattie cardiovascolari e prevenire l’insorgere dei tumori. Nonostante il tutto sia ancora in fase sperimentale certamente non ci farà male mangiarli soprattutto se nella loro stagione ottimale. Da quando il mercato è diventato globale anche i frutti di bosco sono presenti sulle nostre tavole tutto l’anno e capita spesso di non voler rinunciare ad una crostata di more o di lamponi anche in pieno inverno, ma, a differenza di quelli allevati in serra, nei frutti selvatici ritroviamo un minor quantitativo di acqua e quindi polifenoli meno diluiti, inoltre la maggior concentrazione di molecole del gusto li rende sicuramente più saporiti. Approfittatene, dunque, fin quando è possibile e se volete ecco un suggerimento per gustarli al meglio.

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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Dottoressa Teresa ESPOSITO

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