Il digiuno intermittente e le diete che mimano il digiuno sono veramente efficaci? È la domanda da cui sono partiti Teresa Esposito, dietologa presso l’Ospedale Cav. Apicella di Napoli e Salvatore Cortellino, ricercatore presso il Responsible Research Hospital-Campobasso, che hanno pubblicato sulla rivista Annals of Research in Oncology, una revisione sistematica delle ultime scoperte pubblicatenella letteratura scientifica riguardo i benefici degli interventi dietetici testati in studi pre-clinici su modelli animali (topo) e in trial clinici su persone sane o affette da patologie oncologiche. In questo studio, gli autori analizzano in maniera critica i risultati ottenuti negli studi clinici con la restrizione calorica e con diete basate sul digiuno, ma anche l’incongruenza con i benefici osservati negli animali (1).

Il digiuno intermittente fa perdere peso?

Studi effettuati su individui sani, hanno dimostrato che il digiuno intermittente, praticato due volte alla settimana per due anni, non ha alcun beneficio sulla perdita di peso rispetto ad una restrizione calorica, disegnata in modo da fornire le stesse calorie del digiuno durante la settimana. Anzi, nei pazienti sottoposti al digiuno intermittente, la perdita di peso era dovuta principalmente alla riduzione della massa magra. Inoltre, uno studio ha dimostrato che la perdita di peso nel gruppo sottoposto a digiuno intermittente dipendeva solo dalle calorie ingerite e non dai meccanismi indotti dal digiuno (2).

Time Restricted Eating

In quest’ultimo periodo si parla tanto del Time Restricted Eating (TRE), cioè di un’altra forma di digiuno intermittente che prevede un digiuno di 16 ore al giorno, consumando i pasti in una finestra temporale di 8 ore, e saltando quindi la colazione o la cena. Se ne parla molto soprattutto dopo i dati deludenti presentati al congresso di cardiologia in USA.

 

Anche se non conosciamo ancora lo studio nei dettagli, nel 2022 uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che negli esseri umani la TRE non ha alcun beneficio, a differenza di ciò che accade nel topo. Non sono state infatti riscontrate differenze nella perdita di peso tra il gruppo che consumava tutti i pasti entro le 8 ore, rispetto al gruppo che mangiava i pasti entro le 12 ore. La riduzione di peso era legata solo alle calorie che ingerivano, non era dipendente dal digiuno (3). Queste differenze sono dovute anche al fatto che i topi hanno un metabolismo diverso rispetto agli esseri umani. Inoltre, anche il ciclo circadiano è differente, visto che i topi sono animali notturni. Oltretutto l’autofagia, meccanismo spesso menzionato in quanto promotore della rigenerazione dei tessuti, non viene attivato negli esseri umani dopo 16 ore di digiuno.

Le persone non sono topi giganti

È necessario e importante sottolineare che il topo differisce dalle persone principalmente perché ha un metabolismo 4-5 volte superiore a quello umano e le riserve energetiche sono di molto inferiori rispetto a quelle delle persone, considerate anche le differenze di dimensioni. Un qualsiasi intervento dietetico nel topo ha effetti drammatici sul suo metabolismo, tanto da perdere fino al 20% del peso nel giro di 2-3 giorni (diete molto stingenti basate sul digiuno), oppure qualche settimana (restrizione calorica 20-30%). Questo calo di peso è associato anche a dei grossi cambiamenti a livello endocrino che a volte possono risultare essere fatali.

Negli esseri umani, per ottenere effetti simili al topo, le stesse diete dovrebbero essere eseguite per mesi e avrebbero comunque conseguenze drammatiche. Se una persona normopeso dovesse perdere il 10% o oltre del proprio peso, diventerebbe malnutrita o anoressica, e da un punto di vista clinico questo approccio non è perseguibile. Infatti i primi studi clinici hanno dimostrato che nelle persone questi interventi dietetici non funzionano (1). Per esempio nello studio clinico CALERIE-2 hanno dovuto incrementare le calorie agli individui sottoposti a una restrizione calorica del 18%, perché dopo i primi sei mesi avevano perso più del 10% del loro peso e non sono stati rilevati gli stessi benefici cardiometabolici visti nel topo (4).

Il digiuno terapeutico

Se si intraprende il digiuno terapeutico, così come lo si vuole chiamare per rafforzare a tutti i costi la sua capacità di ‘guarire’ (ma così non è), come pratica solo per qualche giorno al mese, non crea danni gravi e permanenti. Anzi, potrebbe addirittura rafforzare lo stato di salute (grazie alla produzione di nuove cellule ed eliminazione di quelle danneggiate), aiutando a resettare il corpo ed annullando gli effetti negativi di un regime alimentare scorretto (carico soprattutto di proteine animali). Infine, comporta una minor sofferenza mentale (restrizione alimentare a breve termine).

I rischi del digiuno e della restrizione calorica

Invece, un digiuno prolungato e non controllato, potrebbe provocare effetti opposti come deperimento, danni agli organi interni, comparsa o aggravamento del disturbo del comportamento alimentare, e, nei casi più gravi, potrebbe portare alla morte.

Un regime alimentare piuttosto restrittivo, in termini di ore di digiuno o di apporto calorico, molto povero di grassi, visto che indica di ingerirne una quantità inferiore rispetto a quella consigliata giornalmente, può portare a gravi danni di carenze vitaminiche. Eccedere con i cibi grassi è dannoso, ma lo è anche eliminarli completamente perché il grasso, svolge un ruolo importante nella sazietà ed è essenziale per l’assorbimento di alcuni nutrienti liposolubili come le vitamine A, D, E e K, che così facendo non vengono assorbiti.

Indurre il digiuno per diverse ore nell’arco della giornata e permettere di mangiare qualsiasi cosa nelle restanti ore induce, sì, a una perdita di peso corporeo, ma non a un corretto e bilanciato introito di elementi essenziali. Si può arrivare così a malnutrizione, con una rapida perdita della massa muscolare, come accade anche in caso di malattia tumorale, vista l’assenza di altre sorgenti energetiche.

L’importanza di un’alimentazione bilanciata

È vero che dobbiamo fareprevenzione, in quanto l’introito eccessivo di calorie e l’obesità sono stati associati a un aumentato rischio di sviluppare alcuni tumori. Un aumento di 5 kg/m2 dell’indice di massa corporea (IMC) provoca un aumento di incidenza del 12% di tumore della mammella post-menopausale, del 51% di adenocarcinoma dell’esofago, del 59% di tumore della vescica, del 34% di tumore del rene, del 59% di tumore dell’endometrio.(5).È altrettanto vero che, la perdita di peso nei soggetti obesi e il mantenimento del peso ideale con una dieta adeguata (non certo il digiuno) e un’attività fisica regolare, sono stati associati ad una riduzione del rischio di recidiva (6). La relazione tra sovrappeso, obesità e rischio di tumori, tuttavia, non deve essere confusa con l’effetto del digiuno nei pazienti affetti da tumore.

Soprattutto il paziente con patologia oncologica deve mantenere nel modo più assoluto un regime alimentare adeguato con sufficiente apporto calorico, per affrontare con energie adeguate e un peso ideale le cure ed il percorso oncologico in programma. Inoltre, i farmaci chemioterapici subiscono numerose interferenze farmaco-alimento. Per questo motivo è necessario individuare un giusto piano dietoterapico e soprattutto soggettivo nel paziente sottoposto a chemioterapia. Il digiuno prolungato può essere molto deleterio nei pazienti oncologici e causare danni anche fatali, come disidratazione, alterazioni elettrolitiche, disturbi metabolici. A conferma dell’effetto deleterio di un eventuale digiuno, vi sono chiari dati che dimostrano come in pazienti affetti da tumore metastatico un IMC basso è associato a una ridotta sopravvivenza.

Teresa Esposito, medico dietologo presso il dipartimento di Dietologia clinica e malattie del metabolismo, Ospedale Cav Apicella-Napoli
Salvatore Cortellino, ricercatore presso il Responsible Research Hospital-Campobasso, SHRO-Candiolo, SSM-Napoli

Bibliografia

  1. Esposito, T., and Cortellino, S., Calorie restriction and periodic fasting from rodent to human: lost in translation? Annals of Research in Oncology, 2024. doi:10.48286/aro.2024.80 
  2. Liu D, Huang Y, Huang C, Yang S, Wei X, Zhang P, Guo D, Lin J, Xu B, Li C, He H, He J, Liu S, Shi L, Xue Y, Zhang H. Calorie Restriction with or without Time-Restricted Eating in Weight Loss. N Engl J Med. 2022 Apr 21;386(16):1495-1504. doi: 10.1056/NEJMoa2114833.
  3. Templeman I, Smith HA, Chowdhury E, Chen YC, Carroll H, Johnson-Bonson D, et al. A randomized controlled trial to isolate the effects of fasting and energy restriction on weight loss and metabolic health in lean adults. Sci Transl Med. 2021;13(598):eabd8034. doi: 10.1126/ scitranslmed.abd8034.
  4. Dorling JL, Das SK, Racette SB, Apolzan JW, Zhang D, Pieper CF, et al. Changes in body weight, adherence, and appetite during 2 years of calorie restriction: the CALERIE 2 randomized clinical trial. Eur J Clin Nutr. 2020;74(8):1210-20. doi: 10.1038/s41430-020-0593-8.
  5. Goodwin PJ, Chlebowski RT. Obesity and Cancer: Insights for Clinicians. J Clin Oncol. 2016 Dec 10;34(35):4197-4202)
  6. Alamuddin N, Bakizada Z, Wadden TA. Management of Obesity. J Clin Oncol. 2016 Dec 10;34(35):4295-430

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
della Società Italiana Gastroenterologia E Nutrizione Pediatrica, della Società Italiana Obesità

Dottoressa Teresa ESPOSITO

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