Un’elevata concentrazione di omocisteina ematica viene oggi considerata fattore di rischio cardiovascolare e di ICTUS.

Tutti conoscono il colesterolo, oppure i trigliceridi, come possibili fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, ma pochi sanno che c’è un altro marker altrettanto importante. Si tratta dell’omocisteina. L’omocisteina è un aminoacido solforato essenziale che viene introdotto nel nostro organismo con la dieta, prodotto dal metabolismo della metionina. In un organismo ben funzionante l’omocisteina è trasformata in metionina, oppure in semplici amminoacidi, che vengono eliminati dall’organismo attraverso le urine.

Esistono anche alterazioni genetiche che causano deficit degli enzimi coinvolti nel ciclo dell’ omocisteina, come il deficit dell’enzima cistationina-beta-sintetasi, dovuto a una mutazione genetica molto rara; oppure il polimorfismo genetico T833C che provoca anch’esso un aumento dei livelli di omocisteina. Recenti studi, portati avanti da me assieme a tutto il gruppo di ricerca della facoltà di Medicina e Chirugia, della Università Luigi Vanvitelli, ed il gruppo “ Stop Ictus”, hanno dimostrato una associazione significativa tra questo polimorfismo e il rischio di ictus.

Proprio come il colesterolo, gran parte dell’omocisteina che circola nel nostro corpo deriva dal metabolismo dei cibi che assumiamo, in particolare dalle proteine di origine animale. L’alimentazione, spesso carente di alcune vitamine (soprattutto quelle del gruppo B) e uno stile di vita sedentario magari associato a brutti vizi come quello del fumo, o a un abuso di sostanze come alcool e caffè aggravano la situazione. Ma anche farmaci e alcune malattie metaboliche eventualmente presenti possono andare ad incidere sul metabolismo dell’omocisteina. Purtroppo non siste un campanello di allarme sintomatologico, che ci faccia accorgere di una situazione di squilibrio. Intanto, però, l’aminoacido in eccesso va a danneggiare le pareti dei vasi sanguigni e può far comparire in primis malattie di tipo cardiovascolare e cerebrovascolare. L’unico modo per valutare il livello di omocisteina ed eventualmente intervenire è far controllare i valori attraverso specifiche analisi del sangue. Il range entro cui bisogna rientrare è stato stabilito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), si parla di 13 micro moli per gli uomini, 10,1 per le donne e 11,3 per bambini sotto i 14 anni, Analisi eco color doppler dei tronchi sovra-aortici per valutare la pervietà delle pareti.

Nel caso il prelievo evidenzi valori più alti o l’esame ecocolordopler dei tronchi sovraortici riveli valori non consoni allo stato di normalità, è bene intervenire subito modificando l’alimentazione.

I primi alimenti ad essre consigliati sono quelli ricchi di acido folico. Questo perché a livello metabolico l’omocisteina si forma a partire dalla metionina (aminoacido particolarmente presente nelle proteine animali) ma se vi sono sufficienti folati nel sangue la situazione riesce a rimanere equilibrata. Via libera dunque a verdure ( soprattutto a foglia larga), crucifere, frutta . Tutte queste, maggiormente consumato il più possibile crude o leggermente cotte a vapore in quanto l’acido folico è una vitamina che con le alte temperature tende a disperdersi. Associare anche della Vit. B 12 , un’altra vitamina del gruppo B, può essere fondamentale perchè supporta e sostiene il lavoro della B9. Se proprio non si riesce ad arginare la situazione di eccesso di omocisteina con l’alimentazione, il medico potrebbe consigliare anche un’integrazione quotidiana di acido folico.

In caso di iperomocisteinemia assolutamente consigliato ridurre il consumo di proteine animali(in particolare carne rossa, concesso invece il pesce) scegliendo piuttosto proteine di origine vegetale come i legumi.

Pubblicato su Il Mediano

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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