ll telogen effluvium (TE) è una delle forme più comuni di caduta dei capelli nelle donne. Sono stati identificati molti fattori scatenanti, come stress, farmaci, traumi, malattie endocrine, carenze nutrizionali e stati febbrili. Diversi sono i casi di TE che si sono verificati dopo una grave infezione da Sars-Cov-2 Il TE può essere associato a un’infezione post-grave da Sars-Cov-2.
Si parla di una perdita che sta tra i 100 e i 200 capelli al giorno, a fronte di una condizione normale in cui ne dovrebbero cadere una cinquantina, o comunque mai più di un centinaio nemmeno durante i cambi di stagione.
Sono tante le statistiche raccolte provenienti da tutto il mondo e cominciano ad essere solide.
Il problema della perdita dei capelli riguarda poco più del 30% delle persone guarite dal Covid-19 dopo aver superato una forma grave o gravissima della malattia. I pazienti guariti dall’infezione da COVID 19 riferiscono una copiosa caduta di capelli.

Questo si traduce in un diradamento copioso della chioma e talvolta assume anche la forma dell’alopecia acuta. La tempistica del fenomeno sembra essere piuttosto regolare. Il 90% delle persone che hanno avuto questo effetto collaterale lo hanno manifestato tra i 2 e i 4 mesi rispetto dalla guarigione dall’infezione virale.

Le società di dermatologia e tricologia di tutto il mondo, restano ad osservare l’andamento di questi effetti a lungo termine della malattia e la buona notizia, è che l’effetto pare essere TEMPORANEO: dopo qualche ulteriore mese la caduta dei capelli ritorna a ritmi standard, anche se l’effetto di diradamento generato nel frattempo paia essere irreversibile. Per questo dobbiamo ancora aspettare di avere altri risultati.

All’origine di questa caduta, paiono esserci ragioni sia di natura psicologica sia fisiologica. L’indebolimento e il diradarsi dei capelli sono stati infatti catalogati come telogen effluvium acuto, ossia una tipica evoluzione accelerata verso il fine vita del capello che si verifica dopo eventi traumatici.
La caduta “transitoria” induce a pensare che, oltre all’effetto psicologico dello stress, possano influire fattori come l’allettamento forzato, la ipo-ossigenazione nella fase acuta della malattia, il frequente dimagrimento, i tanti farmaci assunti: antibiotici, corticosteroidi sistemici e/o idrossiclorochina.

Il virus COVID 19 determina, cosi, un potentissimo effetto ossidativo che si traduce con la morte cellulare a partire dal microcircolo e la compromissione di tutto il sistema immunitario.

Il potere degli antiossidanti e dei micronutrienti è tale che potremmo avere una risoluzione del problema “caduta dei capelli”. Lo stato ottimale di specifici nutrienti è considerato fondamentale per mantenere i componenti immunitari all’interno della loro normale attività, aiutando ad evitare e superare le infezioni. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha, ad esempio, valutato e ritiene che sei vitamine (D, A, C, folato, B6, B12) e quattro minerali (zinco, ferro, rame e selenio) siano essenziali per il normale funzionamento del sistema immunitario.

Tra le terapie da attuare per rinforzare i capelli ci sono i cortisonici locali e gli integratori alimentari a base di antiossidanti. Ma decisivo è anche lavare i capelli bene e delicatamente, in modo che il sebo venga rimosso e allo stesso tempo non si metta sotto ulteriore stress il cuoio capelluto.

In che modo l’alimentazione può influire ed aiutare a risolvere questo problema?

Per tutti pazienti che hanno combattuto e vinto la battaglia contro il virus COVID 19, sarebbe opportuno conoscere, valutare ed eventualmente correggere il proprio stato vitaminico.

  • La vitamina A ha grandi proprietà benefiche per il capello, perché lo nutre ed aiuta a prevenirne l’invecchiamento e rafforza il sistema immunitario. Questa è contenuta in:  Carote, cavoli, zucche, broccoli
  • Le vitamine del gruppo B, mantengono i capelli in buone condizioni di salute. Una carenza grave di Vitamina B comporta capelli grassi, forfora, capelli spenti e calvizie; fonti di vitamina B sono i fagioli, le uova, le verdure in genere, i cereali integrali e le alghe.

Tra le vitamine del gruppo B si ricordano:

vitamina B1: vanta un potere energizzante del cuoio capelluto;
vitamina B2 e B5: danno lucentezza ai capelli sfibrati e sono usate contro le doppie punte;
vitamina B3 (o vitamina PP): agisce con proprietà ristrutturante sulla capigliatura;
vitamina B12: ossigena il bulbo pilifero a vantaggio di una crescita sana del capello.

Questa è contenta in : carne, pesce ed uova, così come da legumi e fagioli, lenticchie e ceci, farina d’avena, riso integrale, cereali, pane e pasta. Le noci, il lievito di birra, le bacche e le banane sono anche ricche di vitamina B9.

  • La vitamina C favorisce la circolazione del sangue al cuoio capelluto e ai follicoli: per questo motivo potrebbe accelerare la ricrescita dei capelli. Sempre presenti nella frutta e nella verdura, in particolare in limoni, arance e carote.
  • La vitamina E, è un potente antiossidante  aumenta l’assorbimento di ossigeno nelle cellule del corpo. Impedisce la perdita di colore e lucentezza dei capelli. Si trova soprattutto negli oli vegetali, nel germe di grano, nelle mandorle, nelle nocciole, nelle arachidi e nelle noci.
  • La vitamina H, in ultimo,  sembra essere di grande interesse tricologico perché  stimola la crescita del capello. Si può trovare nelle uova, nel pollo, negli spinaci e nelle arachidi.

Pubblicato su Il Mediano

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
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