L’ipotiroidismo interessa circa l’1,5% delle donne e circa l’1% degli uomini. A provocarono è un’azione insufficiente degli ormoni tiroidei, il T3 (triiodio tironina) e il T4 (tiroxina), che a loro volta sono regolati dal TSH (tireotropina), ormone prodotto dall’ipofisi che influenza il funzionamento della tiroide.

Qualsiasi stress psicofisico protratto per lungo tempo, come quello causato dalla pandemia, può minare la sua funzionalità che è regolata dall’ipofisi. Molto frequenti sono le forme di ipotiroidismo subclinico cioè non ancora definito patologico e tale da non richiedere ancora un trattamento farmacologico, ma comunque degno di piccoli grandi correttivi.

Anzi, è proprio quando la tiroide comincia a impigrirsi che bisogna attivarsi per regolare sprint e rimetterla al passo. Ignorando il problema, si rischia di arrivare al punto di non ritorno. Contribuisce al buon funzionamento di questa ghiandola lo iodio, di cui si dovrebbero consumare 150 microgrammi al giorno (100 in più durante la gravidanza e l’allattamento). Questa sostanza si trova soprattutto nel pesce, nelle uova e nel latte. Inoltre, l’uso del sale iodato al posto del sale da cucina previene possibili carenze.

Ma è utile fare un lungo soggiorno al mare? Assolutamente no! Bisogna sfatare la leggenda che l’aria di mare serve a rimettere in pista la tiroide. L’aerosol marino respirato lungo la battigia non influenza in modo significativo la concentrazione di iodio nell’organismo e quindi non riesce da solo a portare reali benefici.

I dati dell’ Unione italiana food ci rilevano un aumento di consumi di pasta che raggiunge più del 40% di Marzo dello scorso anno. Sicuramente questo lungo anno pandemico ha fatto riscoprire un piatto tutto italiano: la pasta! Il motivo è da ricercarsi nella sua facile preparazione e nella sua adattabilità ad ogni stagione.
La pasta fresca e ripiena riusciamo a trovarla in tutto il mondo ma quella secca è l’elemento caratterizzante ed esclusivo della cucina italiana, è il vero Made in Italy non solo perché la produciamo da sempre ma perché viene lavorata secondo una legge che tutela la salute del consumatore a cominciare dalla materia prima: solo grano duro! Tutti i processi, prima di arrivare al piatto in tavola, sono nelle mani dei maestri pastai e validati da secoli e secoli di tradizioni.
Perché allora demonizzarla? Perché pensare che è un piatto che fa ingrassare?

Una grande percentuale della popolazione presenta sempre più spesso sintomi gastrointestinali dopo un pasto fatto di pane, pasta, pizza o altri prodotti da forno. Questo proietta il paziente, immediatamente, in un mondo para-medico, fatto di “miscredenze” e “sentito dire” che si alterna tra le numerose consulenze, prelievi e acquisti senza giusta causa di prodotti senza glutine, rischiando così, anche una disbiosi intestinale o un colon irritabile, se l’autodiagnosi o la scarsa attenzione paraspecialistica del problema ha fatto diagnosi di celiachia e questa non è corretta.

I disturbi intestinali, post prandiali, come la tensione addominale, il gonfiore, il meteorismo, lo stato di stanchezza e malessere generale, l’evacuazione frequente, o comunque alterata per qualità e quantità, portano il paziente a vivere un proprio stato di “Non benessere” che va poi a ripercuotersi sul campo lavorativo, affettivo e familiare.

Sono tante le domande che in questo momento di grande confusione sociale ci stiamo ponendo, una tra tante: c’è correlazione tra covid e alimentazione?

Antropologicamente l’uomo è un animale sociale ed in quanto tale “bisognevole” dell’interazione e dell’interfacciarsi con i suoi simili. L’alimentazione è vissuta nella socialità come atto non solo di regolare sopravvivenza ma anche e soprattutto come convivialità. Lo stare a tavola assieme ad altri, che sia il proprio nucleo familiare, un collega di lavoro oppure un amico, esalta e migliora in termini neuropsicoendocrini tutto il sistema deputato all’alimentazione. Purtroppo questa Pandemia, ha sovvertito e rimescolato qualsiasi “struttura sociale” che l’essere umano finora si era costruito sulle sue stesse basi biologiche.

Oggi, ci si chiede: COSA DEVO MANGIARE PER COMBATTERE IL CORONAVIRUS?

In questo momento pandemico la lattoferrina è divenuta un vero e proprio riferimento antivirale. Recenti studi clinici ne hanno dimostrato l’efficacia antivirale ed antibatterica. I risultati della ricerca ad oggi possono essere consultabili sul sito dell’AIFA e su quello del Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, che aggiorna costantemente una revisione sistematica comparativa dei trattamenti sperimentati a livello internazionale.

Ma che cos’è la lattoferrina?  La lattoferrina è una glicoproteina con grandi caratteristiche immunomodulanti e di difesa contro gli agenti esterni. Questa molecola supporta le nostre naturali difese grazie ad attività antimicrobiche contro parassiti, funghi e virus. Il suo meccanismo d’azione consiste nell’inibire il legame dei virus alle cellule bersaglio, nel sequestrare il ferro agli agenti patogeni  rendendoli incapaci di proliferare. Si ritrova maggiormente nelle proteine del latte ed è massima nel latte materno. La si può utilizzare anche  in associazione ad altri fitoestratti per la  prevenzione e per il trattamento di malattie da raffreddamento e altri tipi di infezioni. In particolare, L’attività antimicrobica della lattoferrina è dovuta alla sua capacità di legare il ferro ( da questo deriva il suo nome)  e sottrarlo ai batteri, che lo utilizzano invece per la loro moltiplicazione e adesione alla mucosa intestinale.

Pazienza, cibi giusti, terapia e riabilitazione della memoria olfattiva  per ritornare alla normalità.

L’ olfatto e il gusto sono indispensabili per  identificare le molecole esterne classificandole  in un  particolare odore o sapore. I due sensi sono alla base della sopravvivenza.

L’ olfatto, in primis, consente di riconoscere e attribuire odoridiversi a un numero di molecole che varia da 1000 a 10.000. La sensibilità del sistema olfattivo è tale da rilevare la presenza di un dato odore da una concentrazione di 107 molecole per 1 ml d’aria. Il  senso del gusto, invece, riconosce solo ed esclusivamente i cinque sapori fondamentali: acido, amaro, dolce, salato e umami ( alimenti contenenti glutammato come quello contenuto nel dado da cucina) . Quindi, per evocare una determinata sensazione gustativa è necessario avere ENTRAMBI i SENSI!

Grande è il problema “mascherina” anti COVID 19 al bar e ai ristoranti. Bisogna rigorosamente indossarla, prima e dopo i pasti. E durante? In tanti si chiedono che danno può provocare il mantenere la mascherina nel durante della consumazione del pasto e/o della successiva digestione. La narrativa dal ‘900 ad oggi ha sempre immaginato come l’uomo potesse vivere e sopravvivere in universi e mondi lontani ed inospitali, potendo così escogitare in quali modi poter comunque garantirsi il “respirare”.

L’aria entra nella bocca e/o nel naso, attraversa le vie respiratorie superiori ed inferiori fino ad arrivare ai polmoni, alveoli polmonari. L’ossigeno entra nei capillari arteriosi dove viene rilasciato mentre contestualmente, nei capillari venosi viene immessa nell’anidride carbonica che verrà successivamente scambiata con l’ambiente esterno. Tutto questo è altamente coordinato dal muscolo diaframma il quale con il suo movimento determina la corretta espansione della gabbia toracica il conseguente sano movimento polmonare.

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
della Società Italiana Gastroenterologia E Nutrizione Pediatrica, della Società Italiana Obesità

Dottoressa Teresa ESPOSITO

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