Le mense aziendali, scolastiche, ospedaliere e così come tante altre, rappresentano il “ristorante” più diffuso, grande ed “obbligatoriamente frequentato” ( per esigenze lavorative) d’Italia.

Ogni giorno milioni di persone pranzano e cenano insieme per motivi di lavoro, di salute oppure di studio. La mensa ha un valore fondamentale dal punto di vista nutrizionale e quindi una grande e forte ripercussione sul benessere e sullo stato di salute  di ciascun individuo. Numerosi lavori scientifici, pubblicati sulle più rinomate riviste a fattore di impatto internazionale, hanno dimostrato come si impara meglio, si guarisce prima e si produce di più, se il cibo è buono, gli ambienti confortevoli ed i commensali quelli giusti.

Parlare di Dieta in estate? La parola Dieta viene sempre più messa al bando! Viene sempre piu boicottata o non accettata e a invertire la tendenza è la Generazione Zdetti anche Centennials perché nati a cavallo del nuovo secolo. Fare, creare e lasciare il segno riassume l’orientamento valoriale di questa generazione, completamente immersa nel digitale, dove la vita si svolge senza soluzione di continuità tra offline e online, ma prevalentemente online. In uno studio condotto dalla CNN le bevande dietetiche stanno scomparendo dagli scaffali dei supermercati e vengono sempre piu spesso sostituite con prodotti identici etichettati come “zero zucchero”. Cosi come per pane e pasta che vengono maggiormente pubblicizzati indicando in modo evidente,  in etichetta, lo “ scarso contenuto in carboidrati ed il ricco contenuto in fibre e vitamine”. “Ai giovani semplicemente non piace la parola dieta”, ha detto Greg Lyons, chief marketing officer di PepsiCo Beverages North America durante una conferenza. Parlare di dieta e di conteggio delle calorie non ha più alcun senso nell’era della Body Positivity che, andando quasi oltre il senso del termine, non ammette più l’idea che sia possibile non sentirsi bene nel proprio corpo. La dieta è stata sostituita dalle continue indicazioni del mangiare sano e delle alimentazioni consapevoli, imparando ad ascoltare le necessità del nostro corpo . Influencer e brand passano il messaggio che alimentarsi bene significa nutrirsi bene, sinonimo di volersi bene.

Cosa mangiare allora, per rimanere in forma e non essere obbligati al calcolo delle calorie?

ll telogen effluvium (TE) è una delle forme più comuni di caduta dei capelli nelle donne. Sono stati identificati molti fattori scatenanti, come stress, farmaci, traumi, malattie endocrine, carenze nutrizionali e stati febbrili. Diversi sono i casi di TE che si sono verificati dopo una grave infezione da Sars-Cov-2 Il TE può essere associato a un’infezione post-grave da Sars-Cov-2.
Si parla di una perdita che sta tra i 100 e i 200 capelli al giorno, a fronte di una condizione normale in cui ne dovrebbero cadere una cinquantina, o comunque mai più di un centinaio nemmeno durante i cambi di stagione.
Sono tante le statistiche raccolte provenienti da tutto il mondo e cominciano ad essere solide.
Il problema della perdita dei capelli riguarda poco più del 30% delle persone guarite dal Covid-19 dopo aver superato una forma grave o gravissima della malattia. I pazienti guariti dall’infezione da COVID 19 riferiscono una copiosa caduta di capelli.

Invitanti tartine per l’aperitivo, il piatto di carpaccio, l’insalata di pasta fredda con mozzarella o una insalata di farro sono sicuramente i piatti più gettonati quando si è tutto il giorno al sole, ma questi freschi piatti estivi possono nascondere moltissimi insidie.

Il caldo dell’ambiente esterno e la preparazione a crudo favoriscono la proliferazione di batteri. Non sono solo i paesi esotici  a farci paura dal punto di vista delle infezioni alimentari,  basta poco per incorrere in una problematica gastroenterica. Nausea, mal di pancia, febbre sono i sintomi preponderanti.

Come si possono quindi evitare le tossinfezioni?

Si parla incessantemente di depurazione e degli infiniti modi per attuarla ma depurarsi è diventata una moda da seguire o è davvero una necessità? Bere 2 litri di acqua al giorno serve davvero? Le farine bianche fanno male? Come possiamo favorire il recupero della nostra forma fisica e dei nostri polmoni dopo che ci siamo guariti dal covid-19?
Il Covid-19 ha aggredito il fisico di tantissime persone e, nonostante molti lo abbiano superato con successo, c’è ancora qualcosa che fa fatica a funzionare: la respirazione.
In una percentuale di casi non indifferente, dopo l’infezione si possono verificare danni polmonari o cardiopolmonari. Quanto siano a lungo termine è ancora difficile stabilirlo, però si è visto che possono durare anche per mesi. Dopo il covid-19 può presentarsi una diminuzione della capacità respiratoria, un impoverimento che si evidenzia con un senso di affanno e stanchezza. Il primo suggerimento è quello di depurarsi in quanto le tossine prodotte dal virus e la parte tossica della “super terapia” adottata per eliminare il virus non hanno certo aiutato i nostri organi depuratori come i polmoni ad espletare un meccanismo di efficace pulizia. La capacità di adattamento dell’organismo è positiva da un lato ma negativa dall’altro: essa impedisce di accorgersi che stiamo mangiando male, fino a quando non si arriva alle emergenze. In questi casi i cibi spazzatura non ci aiutano ed il corpo è capace di adattarsi con reazioni che aiutano a contenere gli effetti ma che possono sortire conseguenze negative a lungo termine. La prima regola consiste nel privilegiare cibi che non fanno innalzare troppo il livello di zuccheri nel sangue, che sono ricchi di fibre, sostanze che favoriscono il lavoro dell’intestino e, dunque, anche della sua azione depurativa, come i cereali integrali. Tutti conosciamo il riso integrale, la pasta e il pane ottenuti da farine integrali ma non sono le uniche opzioni. Esistono anche il mais, la farina d’avena integrale, il farro e l’orzo decorticati, il grano monococco, la segale integrale, il miglio. È importante anche aumentare il consumo di legumi spesso poco presenti nella nostra dieta. Si tratta infatti, di alimenti che riducono la velocità di assorbimento del glucosio e portano un quantitativo elevato di fibre.
Non bisogna poi dimenticarsi di fare un abbondante scorta di verdure, meglio se di stagione e del proprio orto.
Ma come depuriamo i nostri polmoni?

L’ipotiroidismo interessa circa l’1,5% delle donne e circa l’1% degli uomini. A provocarono è un’azione insufficiente degli ormoni tiroidei, il T3 (triiodio tironina) e il T4 (tiroxina), che a loro volta sono regolati dal TSH (tireotropina), ormone prodotto dall’ipofisi che influenza il funzionamento della tiroide.

Qualsiasi stress psicofisico protratto per lungo tempo, come quello causato dalla pandemia, può minare la sua funzionalità che è regolata dall’ipofisi. Molto frequenti sono le forme di ipotiroidismo subclinico cioè non ancora definito patologico e tale da non richiedere ancora un trattamento farmacologico, ma comunque degno di piccoli grandi correttivi.

Anzi, è proprio quando la tiroide comincia a impigrirsi che bisogna attivarsi per regolare sprint e rimetterla al passo. Ignorando il problema, si rischia di arrivare al punto di non ritorno. Contribuisce al buon funzionamento di questa ghiandola lo iodio, di cui si dovrebbero consumare 150 microgrammi al giorno (100 in più durante la gravidanza e l’allattamento). Questa sostanza si trova soprattutto nel pesce, nelle uova e nel latte. Inoltre, l’uso del sale iodato al posto del sale da cucina previene possibili carenze.

Ma è utile fare un lungo soggiorno al mare? Assolutamente no! Bisogna sfatare la leggenda che l’aria di mare serve a rimettere in pista la tiroide. L’aerosol marino respirato lungo la battigia non influenza in modo significativo la concentrazione di iodio nell’organismo e quindi non riesce da solo a portare reali benefici.

I dati dell’ Unione italiana food ci rilevano un aumento di consumi di pasta che raggiunge più del 40% di Marzo dello scorso anno. Sicuramente questo lungo anno pandemico ha fatto riscoprire un piatto tutto italiano: la pasta! Il motivo è da ricercarsi nella sua facile preparazione e nella sua adattabilità ad ogni stagione.
La pasta fresca e ripiena riusciamo a trovarla in tutto il mondo ma quella secca è l’elemento caratterizzante ed esclusivo della cucina italiana, è il vero Made in Italy non solo perché la produciamo da sempre ma perché viene lavorata secondo una legge che tutela la salute del consumatore a cominciare dalla materia prima: solo grano duro! Tutti i processi, prima di arrivare al piatto in tavola, sono nelle mani dei maestri pastai e validati da secoli e secoli di tradizioni.
Perché allora demonizzarla? Perché pensare che è un piatto che fa ingrassare?

Normalmente non facciamo caso a quanti grassi mangiamo ogni giorno a causa del modo errato in cui cuciniamo i cibi. Eppure basterebbe fare solo un po' di attenzione al modo di cucinare alcuni piatti e, come per magia, anche un alimento che pensavamo fosse vietato potrebbe trasformarsi in un cibo sano, in grado di garantirci una vita più salutare.

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La dottoressa Teresa Esposito è membro della Società Italiana di Nutrizione Umana,
della Società Italiana Gastroenterologia E Nutrizione Pediatrica, della Società Italiana Obesità

Dottoressa Teresa ESPOSITO

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